mercoledì 15 giugno 2016

INTERVISTA ALLA NOSTRA DIRIGENTE PAOLA DI RENZO (ultima parte)








Noi sappiamo che nel 1992 lei ha partorito e si è laureata. Dove ha trovato la forza di coltivare la sua passione dopo la maternità?

Questa è una bella domanda. Io ho un percorso di studi molto particolare: ho frequentato la scuola media ‘De Lollis’ dopo gli anni ‘80 quando era un edificio recentemente costruito, molto bello, con tanti laboratori; era una scuola, per l’epoca, all’avanguardia. Dopodiché mi sono trovata a scegliere la scuola superiore, che adesso si chiama Secondaria di Secondo Grado ed ero tesa tra due volontà, da una parte ero attratta dagli studi classici dall’altra però avevo questa tensione di dover arrivare al più presto nel mondo della scuola...

Una volta le maestre di scuola elementare con quattro ani di scuola superiore potevano già accedere ai concorsi pubblici per insegnare e quindi avrei avuto una strada molto rapida così decisi di iscrivermi al liceo classico e nel 1986 mi sono maturata. In seguito mi iscrissi alla Facoltà di Lingue dell’Università “G. D’Annunzio” di Pescara. Durante il terzo anno dell’Università ho deciso di conseguire un altro diploma e ho sostenuto l’esame di Stato all’Istituto Magistrale e grazie a questo diploma ho potuto partecipare al concorso che si è bandito di lì a poco e mi sono ritrovata a vincere il concorso magistrale mentre ero ancora all’Università ed ho incominciato ad insegnare mentre frequentavo il quarto anno dell’università. Ero già fidanzata, solo che il mio fidanzato era più grande di me, così abbiamo deciso di sposarci però avevo ben chiaro che il mio desiderio era quello di studiare e quindi c’è stato un momento nel quale io avevo responsabilità della casa e della famiglia per mia scelta; allo stesso tempo lavoravo e il pomeriggio studiavo. Mi sono ritrovata che è arrivato questo bebè tanto desiderato e quindi io ho continuato a sostenere degli esami durante la gravidanza e sono arrivata alla laurea che dovevo partorire, avevo la tesi da una parte e questo pancione dall’altra. Ho fissato la sessione di laurea; mia figlia è nata il 31 ottobre del 1992 e io il 26 novembre sono andata a discutere la tesi e quindi mi sono portata il bebè e la tesi. Poi vi racconterò che prima di andare a discutere la tesi ho allattato.
Ho trovato la forza perché ero convinta delle mie idee e volevo conseguire i miei obiettivi. Io penso che voi non vi dobbiate mai far depistare. Immaginate che state pilotando la nave della vostra vita e siete voi che tracciate la rotta e dovete avere ben in mente dove volete arrivare. Mi rendo conto che oggi è difficile perché siamo depistati da ciò che ci circonda. Il Papa nella sua recente enciclica”Amoris Laetitia”  sottolinea che la famiglia vera non è quella della pubblicità commerciale perché la verità è un’altra: in ogni famiglia ci sono problemi, in ogni coppia ci sono problemi, in ogni realtà ci sono le discussioni, ma noi dobbiamo trovare la forza di ascoltare tutto questo perché la realtà è questa e quindi voi dovete avere la capacità di chiedervi: ”Che cosa mi piace fare? Qual è il mio talento? Per che cosa sono portato? Come faccio ad imparare?” Bisogna coltivare il proprio talento. Io ero convinta di dover insegnare inglese e quello ho fatto. Quando ho varcato il portone del liceo classico dove mi sono maturata, il giorno che ho visto i quadri per la valutazione dell’esame di Stato, ho avuto una sensazione forte ed ho pensato dentro di me :”Io in questa scuola ci rientrerò come insegnante”. Quindi io avevo dentro di me chiara la rotta.

L’intervista con la Dirigente è continuata ancora un pò, ma abbiamo deciso di non trascriverla totalmente ma di pubblicare ciò che ci è rimasto di più nel cuore, sperando che le seguenti parole possano lasciare anche nelle vostre menti le stesse ottime impressioni e speranze che hanno lasciato in noi.


...Voi per potervi orientare nelle competenze dovete avere anche il sapere, quindi la cura del contenuto. Ecco perchè dovete studiare...questo è il messaggio che io vi do...dovete studiare perchè altrimenti non riuscirete ad orientarvi ed il primo che vi dirà una qualsiasi cosa voi non sarete in grado di interpretarla criticamente e riuscire a capire se quella cosa per voi è utile o no...non lo saprete fare!

...quindi voi dovete coltivare la vostra mente critica e dovete essere autonomi e inidipendenti ma per potere fare questo dovete studiare. Lo studio è l’arma più potente che avete per gestire voi stessi, per essere imprenditori di voi stessi, per poter fare le scelte migliori per voi stessi e anche per poter cambiare in positivo la società...Non vi lasciate abbattere, non vi lasciate condizionare in negativo da chi vi dice "ah questa società è finita"...non è vero niente...noi abbiamo voi che potete cambiare il mondo in positivo e lo potete fare solo se credete in voi stessi e se studiate. Questo vi renderà liberi ed indipendenti!

...il rapporto con gli alunni mi fa stare bene, mi fa sentire viva e giovane; motivo anche per cui stamattina sto benissimo con voi e forse perché non ho mai smesso di sentirmi un’ insegnante.

...la mia esperienza mi ha insegnato che quando un alunno si comporta male ha le sue ragioni; gli è accaduto qualcosa per cui mette in campo reazioni come una distorta richiesta di aiuto...quindi il nostro compito di adulti è quello di riuscire ad interpretare questi comportamenti e leggere in essi che tipo di richiesta c’è di aiuto in modo tale da potere aiutare quell’ alunno. Alcune volte le sanzioni sono necessarie ma sono sempre combinate in maniera educativa non una punizione in se per se...

...Io sono stata all'Università di Heidelberg, la più antica d’Europa... affianco all'università c’è la prigione degli studenti perché quando si comportavano male, non rispettando il regolamento, venivano tenuti in prigione, a volte anche per giorni senza mangiare e senza bere...sono rimasta colpita che le volte delle celle di questa prigione erano completamente decorate da affreschi che gli studenti facevano utilizzando anche il sughero delle bottiglie, tipo carboncino. Delle vere opere d’arte dove loro riportavano anche citazioni di brani che avevano studiato, quindi trascorrevano il tempo lì dentro cercando di riflettere sui propri errori.

...noi, invece, vogliamo che riflettiate su un errore compiuto e siate in grado di leggere i vostri bisogni e di saper formulare le richieste d’aiuto in modo corretto e soprattutto che non sia lesivo dei bisogni degli altri, perché poi un comportamento sbagliato può essere lesivo dei bisogni degli altri..

...ognuno di noi è portatore di cose positive, noi ci dobbiamo sforzare di leggere nell'altro ciò che di positivo c’è e vi garantisco che in ognuno c’è qualcosa di positivo. Noi non dobbiamo guardare i difetti: accogliere l’altro significa accoglierlo nella sua interezza con pregi e difetti.





 

Nessun commento:

Posta un commento